Ideale completamento del Museo della Miniera, il Museo di Arte e Storia delle Miniere ha avuto un analoga origine per iniziativa dei volontari del Gruppo Mineralogico Massetano. La ricchissima esposizione di materiale cartografico, di fotografie, oggettistica, minerali e plastici, è ospitata in quattro sale del Palazzetto delle Armi, unico esempio di archìtettura civile quattrocentesca.

Il Palazzetto delle Armi.
Opera di Jacopo, maestro lombardo, alla metà del secolo, il Palazzetto (il cui robusto impianto romanico ha subito cospicue trasformazioni) è caratterizzato da un doppio ordine di finestre e da un loggiato al piano terra con archi a tutto sesto. Unico ornamento le cornici a livello dei davanzali e delle imposte degli archi.

Nella geografia sociale della città di Massa, sia nel periodo in cui fu libero comune (tra il 1225 e il 1335) che durante il dominio senese e poi fiorentino il Palazzetto era l’Arsenale Civico, ovvero il luogo dove il Camerario, il responsabile dell’arsenale, distribuiva le balestre ai cittadini in caso di allarme. Un palazzo significativo, tanto più in un epoca in cui la sopravvivenza dipendeva daIl’essere forti, coraggiosi e addestrati all’uso delle armi: pratica in cui i massetani non furono secondi a nessuno, avendo appreso fin dalle prime due Crociate, forse dai Pisani, l’uso della balestra e avendone migliorata la tecnologia grazie alla loro antica esperienza nella lavorazione dei metalli. La pratica di «centrare il bersaglio» è la stessa che sta alla base della più importante festa della città: il Balestro del Girifalco (ripetuto ogni anno la prima domenica dopo il 20 maggio e la seconda domenica di agosto).

Il Museo. Da custode delle armi a testimone della continua e florida attività mineraria, il Palazzetto è sede dei Museo fin dal 1984. Il Museo rappresenta il naturale approfondimento degli aspetti della produzione estrattiva dì questo territorio che, già nel secolo XIII, redasse la prima legge mineraria che la storia dell’Europa ricordi: il Codice Minerario Massetano .
Al suo interno si può visionare una ricca documentazione fotografica e cartografica, una raccolta di minerali e interessanti strumenti di lavoro dì varie epoche.
Nel marzo 2001 ha riaperto le sue porte, dopo un accurato e scientifico riallestimento curato dall’Università di Siena, che lo ha reso molto più piacevole e leggibile.

Insieme alle planimetrie dei territorio e alle foto e ai diagrammi riproducenti lo sviluppo delle miniere, le due sale, al piano superiore dell’edificio, ospitano tra l’altro binari in meullo e legno, indumenti di lavoro, cestine metalliche per le vivande, strumentazioni e una ricca raccolta di minerali dei comprensorio fra i quali due grosse «ceppe» di lignite xiloide del Valdarno.